Prolasso rettale e recidive chirurgiche: il futuro della proctologia rigenerativa
Guarigione del prolasso rettale e delle complicanze e recidive chirurgiche con la Fleboterapia Rigenerativa Emorroidaria (T.R.A.P.-H.). Questa tecnica rappresenta il futuro della Proctologia Rigenerativa perché permette di rigenerare le funzioni dell’ organo endoteliale pelvico: il prezioso cervello della nostra pelvi.
Il Dirigente del Dipartimento di Chirurgia Generale Ospedale. S. Eugenio di Roma, Dott. Marco Cosimi, specialista in Urologia, Chirurgia Vascolare, Chirurgia Generale e Chirurgia d’Urgenza, illustra i vantaggi della T.R.A.P.-H:
“La Fleboterapia Rigenerativa Emorroidaria, che pratico dal 2005, rimodella le pareti venose delle varici che forniscono i gavoccioli emorroidari grazie ai “fattori di accrescimento cellulare” del paziente ed alla loro capacità di rigenerare tali varici. Questa tecnica già usata con successo rappresenta la nuova frontiera per la guarigione delle emorroidi e delle recide chirurgiche poiché si passa dal concetto chirurgico a quello di rigenerazione anatomica recuperando tutte le funzioni dell’ORGANO ENDOTELIO
Con la PRP termo-foto-attivata si ottiene la guarigione rapida delle ragadi anali. Può farci conoscere meglio questa preziosa metodologia?
La normale PRP la si ottiene dalla centrifugazione del sangue. In proctologia si adoperano frequentemente non meno di 60 ml. di sangue del paziente. Una volta ottenuto il gel piastrinico esso viene super attivato a 4°TC ed esposto in strumentazione adeguata a cicli di 15 minuti di una lunghezza d’onda variabile della luce al fine di rendere attivi immediatamente tutti i fattori di accrescimento cellulare del paziente. Una volta pronto il plasma super attivato verrà infiltrato nella ragade anale che è stata addormentata con anestetico locale.
Quali vantaggi offre questa tecnica ai pazienti?
Rapida ed immediata diminuzione e risoluzione del dolore, il paziente ritorna immediatamente a tutte le sue normali attività quotidiane. Certezza della guarigione clinica della ragade anale in 1-2 applicazioni al massimo a distanza di 2 settimane circa tra loto.
Quali altre patologie si avvantaggiano della PRP in Proctologia Rigenerativa?
La PRP termo-foto-attivata è estremamente efficace e quindi utile per la guarigione rapida delle fistole anali in quanto ha enorme potere anti infiammatorio ed una volta che è stato disinfettato, pulito e sterilizzato il tramite fistoloso, è in grado di far riassorbire il tessuto fibroso delle fistole in poche settimane. Ciò è importante perché le fistole instaurano con gli sfinteri anali uno strettissimo coinvolgimento che rende molto delicati tali interventi, gravati inoltre da una discreta incidenza di possibili lesioni iatrogene.
Quando si rende utile il prelievo delle cellule staminali mesenchimali?
Quando l’infiammazione peri lesionale delle fistole è espressione di una esaltata virulenza batterica nei tessuti, come ad esempio nei pazienti diabetici oppure in alcune patologie infiammatorie croniche dell’intestino. In tali casi l’associazione delle cellule staminali mesenchimali è indispensabile alla PRP termo foto attivata per progredire con il rapido e graduale riassorbimento della stessa fistola anale.
GUARIRE PER SEMPRE IL PROLASSO RETTALE E’ POSSIBILE:
LA GUARIGIONE DEL PROLASSO RETTALE E DELLA MALATTIA EMORROIDARIA E’ OGGI UNA REALTA’ ATTUABILE GRAZIE AD UNO STIMOLO STAMINALE INDOLORE PER MEZZO DEI FATTORI DI ACCRESCIMENTO CELLULARE PRODOTTI DALLO STESSO PAZIENTE:
Rileviamo sul panorama sanitario Internazionale quanto il ruolo ed insegnamento di Ippocrate, Padre della Scienza Medica, sia relativo oggi se tristemente concludiamo che la Medicina, al contrario di ciò che dovrebbe poter essere, stia divenendo gradualmente nei fatti: cioè non già un’arte ed una scienza umanistica, che porrebbe l’Uomo (il paziente) al centro delle sue cure. Il vero centro ultimo di interesse sono sempre più e soprattutto “le terapie” e cioè le strade, i percorsi progettati dall’uomo per poter curare la malattia emorroidaria ed il prolasso rettale, ma non già il guarire necessariamente questo Uomo. E dunque “guarire” realmente la sua malattia emorroidaria e prolasso rettale sarebbe ben differente dal “curare”, cioè prendersi cura. Esiste oggi una enorme e sproporzionata progettazione ed attenzione alla produzione “industriale” di terapia proctologica, “tentativi” di terapia con cure mediche nuove, itinerari chirurgici in essere ma che necessitano comunque di 15-20 anni almeno per dimostrare la loro reale efficacia nel tempo : tali terapie, altro non sono in realtà che semplici “strade” , “un mezzo” e non già un fine, nella sola speranza di poter giungere davvero a guarire la malattia emorroidaria per guarire un Uomo ed una malattia complessa, (come si comprende dalle numerose recidive e complicanze chirurgiche).
Non già più la guarigione della stessa malattia emorroidaria, ma la guarigione di uno stile di vita compromesso del tutto dall’essere umano, uomo, donna od adolescente che ne è affetto e che vive quella stessa malattia emorroidaria da troppi anni, spesso anche recidiva di altre procedure chirurgiche e molto spesso associata a gravi co-morbilità dei nostri pazienti (dialisi, terapie anticoagulati, malattie oncologiche, complicanze chirurgiche gravi ed intollerabili, cardiopatie gravi, senescenza ).
Malattia emorroidaria e prolasso rettale: perché sono delle patologie comportamentali?
All’ideale umanitario della cura dell’uomo per la guarigione della sua malattia emorroidaria comprendiamo anche che è nato però da tempo un nuovo inventario di tante, troppe terapie che non pone più affatto l’Uomo al centro dell’atto medico: esso è infatti confuso e rivolto con attenzione soprattutto ancora alla centralità della sola “TERAPIA” e delle tante terapie da anni proposte, proponibili quale centro di equilibrio della Salute del paziente affetto da malattia emorroidaria. Che fine ha fatto l’Uomo in Proctologia? non più Uomo, scansato spesso dalle sue responsabilità proprio dalla moltitudine di proposte terapeutiche e non ancora soggetto maturo dell’atto medico proctologico? Le attuali proposte terapeutiche purtroppo vengono poste in atto senza la possibilità per i pazienti di poter comprendere il loro vero ruolo comportamentale nella nascita di tali loro patologie proctologiche. Si delinea sempre più da tempo con lucida osservazione e giusto distacco dai fatti la nascita di un sistema nuovo di salute sociale. L’Uomo paziente è stato scansato dal centro delle attenzioni della medicina proctologica quale soggetto partecipante in pieno alla scelta consapevole dell’atto medico che lo riguarda, pur essendone egli il suo fine ma per mezzo dell’ideale della sola terapia e non già della esclusiva reale guarigione del paziente, delle sue abitudini erroneamente apprese o delle tante funzioni perdute dal nostro stesso paziente sofferente: il centro unico finale per una società di salute e di equilibrio possono dunque essere ancora e davvero soltanto le tante “terapie senza certezza di guarigione anatomica e funzionale”? Di fatto un nuovo soggetto ha ulteriormente scansato l’Uomo paziente confuso ma anche l’Uomo medico in difficoltà: la produzione industriale ed ideazione sproporzionata di tante nuove terapie, spesso irrazionali, dimentica che la terapia traccia soltanto una direzione, un itinerario etico ed un percorso semplicemente verso una guarigione possibile ma a volte purtroppo ancora lontana per le troppe complicanze e recidive ben maggiori che nella cardio chirurgia.
Di fatto un nuovo soggetto Sanitario ha ulteriormente scansato il nostro stesso modello, dopo 40 anni di esempio di modello sanitario ideale per il welfare dell’intera Europa e non soltanto per gli Italiani. Vi è dunque un inevitabile sconvolgimento antropologico in Italia ed in Europa. In Proctologia è tutto quello che è già denunciato dalle tante recidive e fallimenti terapeutici proctologici già degli anni passati ed attuali: un modello purtroppo realistico e che dimostra a tutti come è avvenuto che gradualmente si sia potuta promuovere al centro delle attenzioni del medico e della medicina cosiddetta “moderna” la terapia su scala industriale e non già l’interesse medico umanistico all’uomo sofferente ed alla concreta guarigione della sua patologia, molto spesso recidiva ed a volte grave complicanza di irrazionali procedure terapeutiche nate “dall’ideazione industriale”.
Malattia emorroidaria e prolasso rettale: una patologia comportamentale, troppo spesso ignorata dai pazienti oltre che dalla stessa Proctologia.
Ciò che più mi colpisce ancora dopo tanti anni di esperienza clinica Proctologica è la quantità davvero impressionante di recidive chirurgiche nei pazienti operati o plurioperati anche con le più attuali tecniche di chirurgia Proctologica. Stupisce solo che non vi sia un serio ripensamento sulle vere cause comportamentali non corrette adeguatamente, come concausa evidente di tanti di questi “fallimenti” terapeutici con recidive evidenti anche a distanza di pochissime settimane o mesi dall’intervento ed in qualche caso solo dopo pochi giorni. E’ evidente, da un punto di vista specialistico, che alla “precarietà” delle tante risposte terapeutiche ideate e delle tecniche chirurgiche finora attualmente proposte, non corrisponda affatto, per contro, un’adeguata rieducazione comportamentale del paziente proctologico, che in molti numerosi casi può giovarsi appropriatamente di consulenze psicologiche, accanto alla sua pur necessaria riabilitazione pelvica.
Dobbiamo affermare infatti che anche per la malattia emorroidale, così come per altre patologia, trattasi di patologie comportamentali e che non è appropriato dare ad intendere ai numerosi pazienti proctologici, che la loro sia una patologia “costituzionale” come ad esempio per la deviazione del setto nasale, e che un intervento chirurgico e solo l’intervento potrà guarirli.
Nessun intervento chirurgico, in cui peraltro vi siano solo uno o forse 2-3 incontri con il chirurgo operatore, incontri di sola consulenza chirurgica e clinica pre-post chirurgica (incontri non finalizzati a conoscere e correggere le modalità comportamentali evacuative che negli anni hanno portato allo sviluppo dell’attuale sindrome da ostruita evacuazione e del danno anatomico del prolasso rettale) potranno mai guarire il nostro paziente. Egli ricadrà ovviamente nei medesimi comportamenti evacuativi che hanno già ingenerato il suo prolasso rettale e la malattia emorroidaria in tutte le sue varie forme.
Come possono i pazienti stessi non incorrere in precoci recidive se come specialisti non ci impegnamo noi stessi nel comprendere e correggere i cattivi comportamenti evacuativi del paziente?
Questo interrogativo rimane senza risposta: infatti nella stessa azione correttiva chirurgica, già peraltro limitata di suo, è dato da intendere che il paziente possa correggere il proprio danno anatomico del prolasso rettale e malattia emorroidaria associata come se si tratti di una patologia costituzionale. Ma purtroppo costituzionale e/o genetica non è affatto e pertanto le patologie del pavimento pelvico, proprio perché sono patologie su base comportamentale, ci interrogano sempre ed ancora di più sul valore etico attuale dell’atto medico stesso e sul suo cambiamento e progresso reale ed autentico in aggiornamento con le vere linee del progresso medico-scientifico, perché per noi tutti la Salute è un fatto di Civiltà che riguarda la salute della Società stessa ed è opportuno che si vigili attentamente sempre su ciò da parte di ognuno, medici, , chirurghi, scienziati, classe dirigente, pazienti.
Malattia emorroidale e prolasso rettale: patologia chirurgica o comportamentale?
Un percorso narrato sempre con candore semplice, vero e disarmante dai tanti pazienti già operati nel mio studio medico, testimoni dei propri numerosi fallimenti terapeutici chirurgici precedenti. Partendo dalla constatazione alta ed inalienabile che la tutela della salute dei cittadini e’ un fatto di civilta’ che riguarda tutti gli uomini e donne e non solo chi sta’ ancora male di emorroidi e di ragade anale, nonostante tutto! Prendere coscienza della nostra piccolezza di chirurghi nel progresso di alcuni settori della Medicina e degli assai scarsi successi terapeutici nonostante tutto, delle limitate terapie chirurgiche proctologiche e pelviche attuali, può aiutarci a riscattarci dall’arroganza in cui cade talora lo “scienziato dell’industria di oggi” qualora faccia ancora finta di ignorare che per noi è assolutamente possibile ed attuale da numerosi anni poter guarire stabilmente i reali danni anatomici della malattia emorroidaria e del prolasso rettale. Guarire direttamente le cause anatomiche e comportamentali della vostra malattia emorroidaria, guarire direttamente i vostri stessi tessuti danneggiati dal prolasso rettale.
Perché non è possibile guarire le cause vere comportamentali della malattia emorroidaria in 1-2 incontri superficiali e con la sola promessa di un intervento chirurgico “risolutore” ?
I pazienti proctologici che si presentano nei nostri studi sviluppano danni anatomici del retto, come il prolasso rettale e la malattia emorroidaria, proprio perché banalizzano l’atto evacuativo, evacuano in bagno con distrattori vari,come il cellulare, il computer, letture di riviste o libri, , pretendono di fumare in attesa di uno stimolo e di un riflesso che non hanno mai imparato a sentire davvero. Evacuano con modalità abitudinarie e spesso vivono l’atto evacuativo in modo a dir poco ansiogeno, anche con profondi sensi di colpa in alcuni casi se non evacuano ogni giorno (magari anche alla stessa ora!!), si accomodano talvolta per 30-45-60 minuti o più sulle proprie “comode” e vivono la propria evacuazione percependo bene la propria ansia da prestazione verso quest’atto fisiologico. L’utilizzo della comoda si è allargato a tutte le classi sociali ed è entrata nelle nostre abitazioni solo dal XVIII secolo, dimostrandoci nel suo utilizzo anche alcuni suoi intrinseci limiti, con riferimento almeno a tutti quei pazienti che non la utilizzano soltanto per defecare, ma anche per la distrazione e la lettura, banalizzando questo atto fisiologico essenziale e semplice per quanto breve (certamente non più di 5 minuti al massimo). L’utilizzo della comoda si affaccia a partire dal 1400 come sostituto del bagno fuori dimora all’aperto: ma soltanto nei secoli più recenti verrà adottato in ogni abitazione. Il paziente proctologico è un paziente che non evacua in modo fisiologico, che non ha mai sviluppato una reale sensibilità e confidenza pelvica e che ha in molti casi deciso di evacuare abitudinariamente e sulla base di uno stimolo logico-razionale nella maggior parte dei casi, in una modalità fisicamente e psicologicamente troppo “espulsiva”.
Recuperare la fisiologia del comportamento evacuativo è davvero un monito per i nostri pazienti, così abituati a banalizzare da sempre questo atto fisiologico delicato quanto essenziale alla vita, ma deve essere un monito anche per i tanti “produttori industriali di terapie”. La qualità di un successo terapeutico si dimostra infatti solo nel guarire e non nel curare il prolasso rettale con tanti e troppi percorsi terapeutici. GUARIRE è infatti ben diverso dal solo CURARE. GUARIRE è il fine di un percorso consapevole che obbliga all’impiego di tutti i mezzi ed alla conoscenza consapevole delle vere cause comportamentali alla base della patologia del singolo paziente. GUARIRE è il fine ultimo di un atto di cura terapeutica. CURARE è il percorso che facciamo fare al nostro paziente. GUARIRE è invece il fine ultimo.
L’atto evacuativo rappresenta il primo atto fisiologico autodeterminato di cui si appropria il bambino che lo impara dopo l’abbandono dei pannoloni, intorno ai 2 anni di età: la prima azione indipendente sottratta finalmente alle cure materne e che si concretizza nella fase anale del nostro sviluppo fisico e psico emotivo. E’ la prima cosa in cui diveniamo finalmente e davvero autonomi nella nostra infanzia, avendo di diritto appartenuto fin dalla nostra stessa nascita alle esclusive cure genitoriali (nel cambio di pannolino siamo infatti soggetti passivi di tale atto fisiologico) Essere vicini ed accessibili a tutti i pazienti bisognosi di chiarimenti su tale atto fisiologico che si deve poter acquisire come in una rinascita psico emotiva evolvendo così nella rinnovata evacuazione adulta: reale obiettivo del mio lavoro è anche il poter guidare per mano il paziente verso la sua evacuazione “adulta”, finalmente consapevole, priva di sovrastrutture ed attenta realmente ai personali propri bisogni e segnali fisiologici, precedentemente ignorati.
Tutti i miei pazienti vengono seguiti attentamente nel corso delle stesse sedute, finalizzate anche a correggere e rendere i pazienti consapevoli del loro coinvolgimento e responsabilità comportamentale nello sviluppo della stessa loro patologia. Particolare cura viene posta sempre nel recupero delle contratture della muscolatura pelvica, associate invariabilmente sempre ai gradi più avanzati di tali patologie: come ad esempio le frequenti contratture del muscolo retto-coccigeo e dei muscoli sfinteriali anali. Normalmente il recupero del normale tono muscolare può essere ottenuto con esercizi semplici ed efficaci che già in poche settimane daranno ai pazienti il piacere di una nuova autonomia e competenza evacuativa.